Il mistero del London Eye di Siobhan Dowd

Siobhan Dowd, Il mistero del London Eye (2007), traduzione di Sante Bandirali, Uovonero, Crema 2011, pp. 193-195.

Il London Eye è la grande ruota panoramica di Londra. Ted e Kat avevano deciso di portare sulla ruota il loro cugino Salim, che non c’era mai stato. Ma al momento di scendere dalla ruota, Salim era scomparso nel nulla. Ted, che è anche il narratore di questa storia, ha un modo particolare di ragionare e di sentire: non riconosce le espressioni sul volto degli altri, sfarfalla le mani, non capisce le metafore, ma sa tutto sulla meteorologia. Siamo nel giardino della casa di Ted, il quale sta provando a concentrarsi.

Ho attraversato rapidamente la cucina e sono uscito nel giardino sul retro, con la mano sfarfallante. Bollettino generale alle ore diciotto e zero minuti primi a cura del Servizio Meteorologico Nazionale: Fitzroy, venti deboli o localmente moderati in prevalenza nord-occidentali, mare forza quattro o cinque, possibilità di rovesci sparsi anche temporaleschi. Ho fatto le mie misurazioni, contando i passi che ci volevano per andare da una parte all’altra del giardino. Dodici passi e mezzo di lunghezza, sette di larghezza. Mi sono chinato per passare sotto il filo dei panni stesi, afferrando un lenzuolo. Ho lasciato una traccia di sporco. Avevo ancora le dita nere da quando prima avevo sfogliato l’elenco telefonico. Cruna dell’Ago Soluzioni Informatiche. Ecco di cosa avevo bisogno. Una soluzione per l’impossibile. Come si fa a passare dalla cruna di un ago? Come si fa a scomparire da una capsula sigillata? Ho pensato alla ragazza sulla motocicletta, alla manica rosa nella foto, ho pensato al rasoio di papà, ho pensato allo sconosciuto e alla donna che ha detto che lo avrebbe licenziato e a lui che ci ha detto che dovevamo trovare la “pollastra” coi capelli scuri, e ho pensato a quello che mi aveva detto prima la zia Gloria, «Se bastasse li cervello per salvare Salim, il tuo ci riuscirebbe».

Mi sono coperto le orecchie con le mani e ho scosso la testa. Mi sentivo il cervello surriscaldato, come se stesse per fondere. Ho attraversato li giardino ricontando i passi, ma stavolta il numero era diverso: undici passi e mezzo invece di dodici e mezzo, quindi o le mie gambe erano cresciute negli ultimi minuti, oppure l’universo era in una fase di contrazione anziché di espansione. Vrrriling, facevo come le moto la salone di Earls Court. Ho guardato li cielo. Sera. Alte nubi stratiformi, correnti di aria fresca di origine sud-occidentale, ma pressione atmosferica in diminuzione. Una delle camicie di papà stese sventolava contro al mia testa. lI vento stava crescendo. Sono andato al capanno del giardino e gli ho tirato un po’ di calci.

Non sono un filosofo. Sono un meteorologo. Ma credo nella meditazione. I buddisti credono che se si riesce a svuotare al testa si può raggiungere l’illuminazione. Prendere a calci li capanno è un buon modo per svuotare la testa. È come saltare su un tappeto elastico. Salti o calci, calci o salti, e alla fine tutti i tuoi pensieri se ne escono dalle orecchie, come una parata di soldatini in marcia verso l’orlo del tavolo. Resti con il nulla, il grande spazio vuoto di cui ho parlato a Salim, che è spaventoso e solitario, ma semplice e chiaro. 

Ho chiuso gli occhi e ho immaginato un grande, silenzioso vuoto. Ho continuato coi calci. All’ottantasettesimo calcio avevo fatto il vuoto dentro e una specie di vento solare è arrivato nel mio cervello. Una tempesta di particelle cariche è balenata nella mia testa come un fulmine, da cui emanavano strani lampi di luce colorata. Si è formata un’immagine. Era come un’aurora boreale che splendeva nel mio cervello. Brillava così intensamente da far male. Lo schema che avevo già intravisto prima stava riemergendo. Ma stavolta non è svanito. L’ho afferrato. L’ho tenuto stretto. L’ho fatto solidificare, come ghiaccio.

Poi ho capito. Non dove fosse Salim. Ma come avesse fatto a svanire in quel modo.

UN BRANO TRATTO DA QUESTO LIBRO È DA LEGGERE AD ALTA VOCE IN CLASSE PER L’ATTIVITÀ n° 8 DEL KIT DIDATTICO PER LA SCUOLA SECONDARIA DI I GRADO.